Alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con le caccole: le proprie o quelle dei propri figli. Ah, ecco.
Quindi, possiamo dare per scontato che l’argomento di questo album illustrato possa essere considerato universale. E che le caccole siano effettivamente argomento di discussione anche tra i bambini.
“Brie sta trasformando quelle cosette piccole, scure e un po’ appiccicose che abitano nel suo naso in tante piccole palline da guardare, arrotolare, schiacciare, spezzare, filare e trillare, ma soprattutto da lanciare”.
Qui siamo al primo aspetto di questo libro: non esiste nel bambino, almeno in età prescolare, una parte del suo corpo che non sia oggetto di curiosità, di esperienza diretta e di scoperta. Possiamo darlo per assodato?
Bene, ma arriva ad un certo punto la convenzione sociale che le caccole sono affare privato e tale sarebbe meglio che rimanessero. La mamma di Brie è infatti preoccupata che la stessa possa giocare con le caccole mentre sono dalla parrucchiera. E qui siamo al secondo aspetto: dalla scoperta di sé al rispetto delle norme della collettività e quindi alla graduale aderenza a un senso del pudore e del saper vivere insieme ad altri.
Ma come facciamo? Nel libro l’autrice trova l’espediente (tanto vicino al mondo dei bambini) di far comparire una zia che dona a Brie un cofanetto contenente dei fazzoletti da usare per le caccole, le lacrime e le briciole. Ecco l’elemento “magico” che fa da ponte tra le necessità del bambino e l’appartenenza al mondo. Oltretutto, si scopre che anche la mamma di Brie a suo tempo ne aveva ricevuto uno identico. In un passaggio di testimone e in una condivisione di “segreti, segretissimi”.
Ringrazio Catia Buselli per avermi mandato in regalo questo album ben costruito e di approccio educativo delicato e divertente. 
Edizioni @paesijunior
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