Rabbia nei bambini: cosa fare?

Rabbia nei bambini: cosa fare? Intanto una premessa: qui abbiamo iniziato a parlare della rabbia, ne abbiamo scoperto l’origine, la funzione e le motivazioni profonde nei bambini. Dacci un occhio.

E poi? Cosa fare come prima cosa?

Osservare.
Rilevare un’abitudinarietà della reazione.
Non giudicare la motivazione, ma accoglierla come vera per il nostro bambino.
Stabilire quali possono essere le cause scatenanti di una reazione aggressiva.
Anticipare un’eventuale cambiamento di abitudine o routine per contenere la reazione.
Offrire un’alternativa chiara, concordata, condivisa con il tuo bambino.

Comincia da qui il processo di conoscenza e gestione della rabbia del nostro bambino e di crescita della nostra risposta genitoriale.
Lo so, mia cara, è faticoso. Ti capisco benissimo.
E’ snervante, svilente, sembri in un circolo vizioso, ti sembra di non avere più energie, né tu né il tuo bambino. Ed è proprio così. Lo so, l’ho vissuto anche io con la mia piccola Lea.
Mette in crisi come genitori, ci sentiamo in trappola, ci sembra di essere dei pessimi genitori perché non solo non troviamo una soluzione ma magari anche noi ci arrabbiamo, esageriamo, pensiamo cose inaudite.
E, se per caso, nella loro rabbia ci dicono cose orribili, ahi che dolori.

Ma, prova a fidarti, prova a fermarti un secondo. Il cambiamento parte sempre da uno stop, da un valutare dove siamo ora e dove vorremmo arrivare. Anche nella relazione con il nostro bambino.

Prova a osservarlo.
Hai notato degli schemi? Hai capito cosa lo fa reagire in modo rabbioso? Hai bisogno di una mano a capire? Qui hai il form per chiedere una consulenza se pensi sia una buona idea.

rabbia nei bambini: cosa fare? Come andiamo avanti?

Lasciamoli fare

Forse uno degli scogli più difficili da superare: la tentazione di fermare immediatamente sul nascere le esplosioni di rabbia, le urla, i pianti nervosi.

Perché, suvvia, lo sappiamo: tutti vorremmo un bambino capace di stare nel mondo, sempre in grado di controllarsi.

E poi, quando il nostro bambino sta male perché lo attraversa questa sensazione di pericolo, di allarme e di vulcano nella pancia… lo vediamo che sta male. E nessun genitore vuole vedere il proprio bambino stare male.

Ma, è un bambino. Ha bisogno di tempo per capire cosa gli stia succedendo e per adattare la sua reazione alla situazione.

Cerchiamo di tollerare che tra il bambino ideale e il bambino reale che abbiamo di fronte c’è una differenza. Non carichiamolo delle nostre aspettative. Diamogli la possibilità di esercitare il suo diritto ad essere arrabbiato. Non è la rabbia in sé che non va bene; è come reagiamo alla rabbia.

Quello che dobbiamo fare in questa fase è garantire uno spazio sicuro per gli altri (impedendo quindi che faccia male a qualcuno) o agli oggetti (lanciare in aria, buttare le cose per terra) o ancora farsi del male (mordersi, picchiarsi,…).

Concediamo un tempo di reazione: piano piano noi stessi sapremo di quanto tempo ha bisogno ma in linea generale qualche minuto è necessario.
Fermarlo prima sarebbe inutile e negare la sua emozione. Farlo continuare oltre, lo sfiancherebbe senza motivo.

Non lasciamolo solo: noi lo amiamo anche in questa situazione, non solo quando è felice. Noi ci siamo anche quando è in difficoltà, non solo per lodare i suoi successi.
Noi non abbiamo paura della sua rabbia, perché ci siamo passati anche noi e sappiamo che si sta male.
Noi lo guardiamo sempre. Lui è sempre presente a noi.
Questo per lui deve essere certo.
E questa è la sicurezza emotiva altrettanto necessaria.

Chiedi aiuto se non ce la fai da sola; al papà, ai nonni, alle educatrici dell’asilo, a chi vuoi. Condividi la tua fatica e quella del tuo bambino. Se vuoi, io ci sono. Prova a partire da qui.

Sì. ok, ma come faccio a calmare il mio bambino? cosa fare per la rabbia nei bambini?

E a mantenere io la calma? E se poi comunque non si calma?

Ho provato a riassumerti qui alcune strategie di intervento.

Va da sé che sono indicazioni assolutamente generali. Ogni professionista serio non può certo pretendere di dare una risposta esaustiva, anche solo per il fatto che non conosce la tua situazione personale, il tuo stile educativo e il tuo bambino.

Quindi non prendere questi consigli come la ricetta magica. Se hai bisogno, affidati a un professionista.

Rabbia: imparare a verbalizzare, normalizzare, rendere famigliare

Eccoci arrivati a questa fase, importantissima per l’educazione emotiva dei nostri bambini.

Lo sappiamo, lo abbiamo visto in questi post: sicuramente agire dei comportamenti da parte nostra e poi aiutare i nostri bambini è fondamentale, ma non dobbiamo mai dimenticare che esprimere anche con le parole è altrettanto fondativo per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del nostro bambino.

Ma quali parole? Io le chiamo, le ho sempre chiamate, le parole Miele. Sono quelle che addolciscono, sono sane e naturali, e incollano (i nostri bambini alla loro esperienza e alla loro autostima e noi a loro come porto sicuro).

Ecco alcuni possibili interventi verbali del prima-rabbia:

  •  ricordati che dopo dobbiamo…
  • questa è una regola importante in casa nostra: mi aspetto che tu…
  • so che per te è difficile, ma sono certa che oggi ti impegnerai a….

Alcune parole del durante-la-rabbia:

  • so/vedo che sei arrabbiato…
  • io sono qui, con te, non avere paura…
  • come posso aiutarti?

Alcune parole del dopo-rabbia:

  • sono fiero di te perché…
  • mi ha fatto piacere starti vicino quando eri arrabbiato perché…
  • mi racconti cosa ti ha fatto arrabbiare?
  • quando succederà ancora che ti arrabbierai, potremmo…

N.B: io alla mia Lea dico sempre “La prossima volta che senti salire la rabbia, puoi venire da me e dirmelo e io ti darò la mano”.

E quando non riescono?
Ancora parole:

  • oggi è andata così; la prossima volta potremmo/potresti…
  •  io so che puoi farcela, un passo alla volta
  • ho visto che questa volta però sei riuscito a… ottimo lavoro!

Ricordati che sono indicazioni generali, non la ricetta magica. Sei hai bisogno, affidati a un professionista.

 

 

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